Nella prima metà del secolo così malmesso, il feudo non era più un buon affare. Però, oltre a dover far fronte a questi problemi strutturali, il marchese di Mottola aveva la pressante necessità di fare cassa anche per motivi di altra natura. Infatti, nella prima metà del secolo Francesco Caracciolo, che dal 1629 aveva pure acquisito il titolo di marchese di Cervinara, era stato totalmente assorbito nel feudo irpino da un ambizioso e costoso investimento immobiliare che si poneva a metà strada tra architettura ed esoterismo.
Questo progetto riguardava il palazzo di Cervinara, la cui edificazione era iniziata nel 1581 ad opera di Giovanvincenzo Scalaleone, in sostituzione del l’originario castello “antiquo et meczo roynato” sul colle che aveva rappresentato per secoli la fortificazione e la residenza dei feudatari in Irpinia. Il nuovo palazzo marchesale, posto più a valle nel casale Ferrari, era stato acquistato nel 1607 dalla madre di Francesco, Beatrice Caracciolo,ed il marchese di Mottola aveva quindi profuso gran parte delle sue energie e risorse per ampliarlo e abbellirlo. In particolare, Francesco lo aveva dotato di una serie di elementi decorativi abbastanza inconsueti che risultarono all’epoca – così come lo sono tutt’ora – ammantati di un indecifrabile alone di mistero.
Il Seicento
La facciata del palazzo è infatti ricoperta di simboli che sembrano richiamarsi ed alludere alla simbologia massonica, come l’ “Archipendolo”, ovverolo strumento di misura costituito da squadra e compasso che è il simbolodella massoneria e poi ancora la "Croce Patente" o "Croce Templare", la “Losanga”,i "Fiori della Vita", la “Spada Fiammeggiante” e così via. Ma l’elemento più inconsueto non è rappresentato tanto da queste decorazioni, quanto dal fatto che la Massoneria si formò ufficialmente solo parecchi decenni più tardi, il 24 giugno del 1717,vale a dire circa cinquant’anni dopo la morte di Francesco. Si suppone quindi che egli possa essere stato uno dei primissimi aderenti ai “Rosa Croce”, una setta proto-massonica che era nata in Germania agli inizi del XVII secolo.
D’altra parte, il Marchese di Cervinara e Mottola facendo effigiare questi simboli aveva voluto evidentemente tramandare attraverso gli stessi un messaggio che poteva essere decifrato solo da iniziati che erano in grado di poterlo leggere e comprendere.
Oltre a queste inconsuete “anticipazioni” della Massoneria, un’altra conferma dei suoi interessi esoterici si riscontra nelle decorazioni del “Salone della Giustizia” che Francesco fece realizzare nel Palazzo marchesale.
L’enorme sala, di 22 metri per 9, possiede uno splendido soffitto ligneo a cassettoni ed un ciclo di dipinti a tempera ove scene tratte dalla Gerusalemme Liberata sono alternate a dei medaglioni con i ritratti di personaggi di casa Caracciolo.
Con ogni probabilità rappresenta la prima trasposizione pittorica conosciuta del capolavoro di Torquato Tasso. Il celebre poema epico, infatti, era stato pubblicato solo pochi decenni prima, nella seconda metà del Cinquecento. Esso narra le vicende storiche della prima crociata e naturalmente riporta diversi episodi collegati alla magia ed all’esoterismo; però, molti di questi affreschi illustrano maghi e libri con particolari simbologie che non appaiono descritte nel capolavoro del Tasso, risultando quindi delle aggiunte che furono probabilmente ispirate dagli interessi e studi esoterici del marchese.
Il matrimonio con la prima delle sue tre mogli Porzia Caracciolo, figlia di Marino, marchese di Santeramo, aveva portato a Francesco una ricca dote patrimoniale, che gli aveva permesso quindi di poter investire nel suo progetto.
da Sergio Natale Maglio,Storia di Mottola e dei suoi feudatari, Martina Franca 2016